SERPENTI ITALIANI
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Malpolon monspessulanus (HERMANN 1804)
Nome Comune : Colubro Lacertino Sub Ordine : Serpenti – Famiglia : Colubridi |
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Sottospecie : Malpolon monspessulanus insignitus (GEOFFROY DE ST-HILAIRE 1809) Malpolon monspessulanus monspessulanus (HERMANN 1804) |
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Sinonimi: Coluber monspessulanus HERMANN 1804 Natrix lacertina WAGLER 1824 Coelopeltis lacertina EICHWALD 1841 Coelopeltis monspessulanus BOULENGER 1896 Malpolon monspessulanus MERTENS & MÜLLER 1928 Malpolon monspessulanus – ENGELMANN et al 1993 Malpolon monspessulanus insignitus Coluber insignitus GEOFFROY DE ST-HILAIRE 1809 Coelopeltis monspessulana BOULENGER 1920 Malpolon monspessulana insignitus MERTENS & MÜLLER 1928 Malpolon monspessulana KHALAF 1960 Malpolon monspessulanus insignitus – FRYNTA et al. 1997 |
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CARATTERISTICHE
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Il colubro lacerino è un’altra specie italiana che raggiunge dimensioni considerevoli: si conoscono infatti esemplari di oltre 2 metri di lunghezza, anche se, come in tutti i grandi colubri italiani, la misura “standard” si aggira sul metro e cinquanta. Appare come un serpente massiccio e possente, e la testa ne costituisce il principale criterio di distinzione, poiché ha una morfologia unica rispetto agli altri colubri italici: infatti, la specie presenta un capo molto stretto e pronunciato in avanti, affilato ai lati, e dotato di occhi molto grandi, di colore bruno-rossastro; ma la vera particolarità consiste nel fatto che le arcate sopraorbitali del serpente sono talmente marcate e sporgenti verso l’esterno, da formare una sorta di conca sulla parte superiore del muso. Le squame non presentano un evidente carenatura, per cui la pelle risulta abbastanza liscia al tatto, ed esse sono presenti, in genere, in 17-20 file a metà tronco. Altra considerevole caratteristica del colubro lacerino, è quella di possedere una dentatura scanalata alla base della mascella superiore, cui fa riferimento una ghiandola velenifera (si tratta di veleno a bassissima tossicita’). La colorazione degli adulti è in genere unita, grigiastra o olivacea, anche bruna, e talvolta vi compaiono delle leggere punteggiature. In alcuni esemplari la livrea si scurisce in corrispondenza dei fianchi, mentre le regioni ventrali appaiono gialle con chiazze scure. Nei giovani esemplari la livrea è macchiettata di bruno o nero, su di un colore di fondo grigio o verdastro.
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DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA ED HABITAT
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La distribuzione di questa specie è assai limitata in Italia, e puntiforme. I piccoli nuclei ove è stato segnalato distano tra loro anche centinaia di chilometri: popolazioni stabili si hanno in Liguria, in zone sparse del Trentino, e anche a Lampedusa è stata riscontrata la sua presenza. In Europa la sua diffusione si fa molto più ampia, ed è segnalato in Dalmazia, in gran parte dei Balcani, nelle Isole Egee, nella riviera mediterranea francese, in quasi tutta la Penisola Iberica, nell’Africa settentrionale e anche in Asia Minore. In Italia si incontra prevalentemente in ambienti soleggiati, al margine dei boschi, nelle radure, e anche in zone sabbiose sublitoranee. Si spinge ad altitudini considerevoli dove l’orografia lo consente (trentino), ed è stato rinvenuto fino a 2000 metri di altezza.
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ALIMENTAZIONE, COMPORTAMENTO, RIPRODUZIONE
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L’alimentazione di M. monspessulanus è costituita per lo più da sauri, come lascia a presagire il nome comune, ma chiaramente non disdegna i roditori e gli uccelli, tutte prede che cattura grazie all’apparato velenifero di cui è dotato. Si riportano diversi casi di predazione su altri serpenti, anche vipere, e addirittura situazioni in cui esemplari molto grandi non hanno esitato ad attaccare lucertole ocellate adulte. Poiché, come già detto, le pseudozanne velenifere (poiché di vere zanne non si tratta) sono poste in posizione molto arretrata nel cavo orale, il colubro deve mordere in maniera piuttosto decisa. La tossicità del veleno, pur essendo molto bassa, è più che sufficiente a causare la morte delle piccole prede in pochi minuti. Servendosi dei grandi occhi di cui è predisposto, caccia prevalentemente a vista, e le prede azzannate vengono seguite grazie a questo senso particolarmente sviluppato. Spesso, in “assetto di caccia”, questo ofide si sposta appiattendo il corpo e, con il collo sollevato da terra, oscilla la testa da ambedue le parti, ricordando molto il modo di cacciare degli elapidi del genere naja (i cobra). Prettamente terricolo, è attivo durante le ore diurne, dove divide il suo tempo tra lunghe soste di termoregolazione al sole, e momenti in cui si dedica alla caccia. La riproduzione ha luogo in Aprile-Maggio, e la deposizione avviene al di sotto di una pietra o in qualche altro anfratto riparato, e riguarda un numero di uova che varia da 10 a 20. I piccoli colubri si nutrono prevalentemente di insetti, come coleotteri e locuste, e, all’occorrenza, di piccole lucertole. Se minacciato può tentare spesso di mordere, ed in genere il morso è preceduto da sonori fischi e da un appiattimento del collo; talvolta, prima di attaccare, l’animale erge tutta la parte anteriore del corpo, come quando caccia. L’uomo non corre rischi in caso di morso, poiché è raro che il colubro riesca a fare penetrare il veleno nella ferita, e, in ogni caso, i sintomi più gravi possono manifestarsi sottoforma di gonfiori e leggero mal di testa. PROTETTO da norme di carattere regionale nelle aree in cui è presente.
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Scheda a cura di Francesco Balbini |
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